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Nanni Volpe

di Giovanni Verga

Nanni Volpenei suoi begli anniaveva pensato soltanto a far la roba. -Testa fine di villanoe spalle grosse - grosse per portarci trent'anni lazappae le bisaccee il solee la pioggia. Quando gli altri giovani della suaetà correvano dietro le gonnelleoppure all'osteriaegli portava paglia alnidocome diceva lui: oggi un pezzetto di chiusadomani quattro tegole alsole: tutto pane che si levava di boccasangue del suo sangueche si mutava interra e sassi. Allorché il nido fu prontofinalmenteNanni Volpe avevacinquant'annila schiena rottala faccia lavorata come un campo; ma ci avevapure belle tenute al pianouna vigna in collinala casa col solaioe ogni bendi Dio. La domenicaquando scendeva in piazzacol vestito di panno blututtigli facevano largopersino le donnevedove o zitellesapendo che orafattala casaci voleva la padrona. Egli nondiceva di noanzici stava pensando. Però faceva le cose adagioda uomo usoad allungare il passo secondo la gamba. Vedova non la volevaché vi buttanoogni momento in faccia il primo marito; giovinetta di primo pelo neppurepernon entrare subito nella confraternitadiceva lui. Aveva messo gli occhi sullafigliuola di comare Sènzia la Nanauna ragazza quieta del vicinatocucitasempre al telaioche non si vedeva alla finestra neppure la domenicae sino aiventott'anni non aveva avuto un cane che le abbaiasse dietro. Quanto alla dotepazienza! Vuol dire che aveva lavorato egli per due. La Nana era contenta; laragazza non diceva né si né noma doveva esser contenta anche lei. Soltantoqualche mala linguadietro le sue spalleandava dicendo: - Acqua cheta rovinamulino -. Oppure: - Questa è volpe che se la mangia il lupostavolta! -A Pasqua finalmente giunse il momento della spiegazione. I seminati eranoalti cosìgli ulivi carichiNanni Volpe aveva terminato allora di pagarel'ultima rata del mulino. - Ogni cosa proprio opportuna. - Infilò il vestitoblue andò a parlare a comare Sènzia. La ragazza era dietro l'uscio dellacucina ad ascoltare. Quando poi sua madre la chiamòcomparve tutta rossalisciata di frescocolla calzetta in manoe il mento inchiodato al petto.- Raffaelaqui c'è massaro Nanni che ti vuole per sposa- disse lamadre. La giovane rimase a capo chinoseguitando a infilare i punti della calzacol seno che le si gonfiava. MassaroNanni aggiunse: - Ora si aspetta che diciateanche voi la vostra -. La mamma allora vennein aiuto della sua creatura. - Ioper mesono contenta -. E Raffaela levò gli occhidolci di pecorae rispose: - Se sietecontenta voimamma... - Le nozze si fecerosenza tanto chiassoperché compare Nanni Volpe non aveva fumi pel capoesapeva che a fare un tarì ci vogliono venti grani. Pure non si dimenticarono iparenti più stretti ed i vicini; ci furono dolci del Monasteroe vino bianco.Fra gli invitati c'erano anche quelli che sarebbero stati gli eredi di NanniVolpepoveri diavoli che s'empivano di robae si sarebbero mangiata cogliocchi anche la sposa. Questaimpalata nel vestito di lana e setacogli ori alcollobadava già ai suoi interessil'occhio al trattamentoil sorrisettodella festa e una buona parola per tuttiamici e nemici. Nanni Volpetuttocontentosi fregava le manie diceva fra sé e sé:- Se non riesce bene una moglie come questa vuol dire che non c'è piùné santi né paradiso! - E Carminesuocugino alla lontanache lo chiamava zio per amor della robaed ora gli toccavaanche mostrarsi amabile con lei che gli rubava il fatto suodiceva alla ziaogni manciata di confetti che abbrancava: -Avessi saputo la bella zia che mi toccava!... Vorrei pigliarmi gli anni e imalanni di mio ziostanotte! - Chiusa laportaquando tutti se ne furono andaticompare Nanni condusse la sposa avisitare le stanzeil granaiosin la stallae tutto il ben di Dio. Dopo posòil lume sul canteranoaccanto al lettoe le disse:- Ora tu sei la padrona -. Raffaelache sapeva dove metter le manitanto gliene aveva parlato sua madrechiuse gliori nel cassettola veste di lana e seta nell'armadio; legò le chiavi inmazzocosì in sottanina com'erae le ficcò sotto il guanciale. Suo maritoapprovò con un cenno del capoe conchiuse: -Brava! Così mi piaci! - Tutto andava pelsuo verso. Nanni Volpe badava alla campagnaduro come la terrae sua mogliepoi gli faceva trovare la camicia di bucato bella e pronta sul lettoquandotornava il sabato serala minestra sul tagliereil pane a lievitare perl'altra settimana. Teneva conto della roba che il marito mandava a casa: tantitumoli di granotanti quintali di sommaccotutto segnato nelle taglieappesein mazzo a pié del crocifisso; buona massaia e col timor di Dioa messa colmarito la domenica e le festeconfessarsi due volte al mesee il resto deltempo poi tutta per la casasino a far la predica al maritose Carmineilnipote poveroveniva a ronzargli intorno. -Non gli date nullaa quel disutilaccioo se nonon ve lo levate più didosso. A lasciarli farei vostri parentivi mangerebbero vivo -.E compare Nanni si fregava le manie rispondeva:- Brava! Così mi piaci! - Carminealla fine aveva odorato da che parte soffiasse il ventoe s'era attaccato allagonnella della zia per strapparle di mano qualche misura di faveo qualchefascio di sarmentinell'inverno rigido che spaccava le pietre.- Che ci avete un sasso lì nel cuoreper lasciar morire di fame ilsangue vostro? Con tanto ben di Dio che ci avete in casa! Se voi voletelo zioNanni non dice di no. - Io che posso farci?Lo sai che è lui il padrone -. Poi un'altravolta: - Almeno aveste dei figliuolipazienza! Ma cosa volete farne di tutta quella robaquando sarete mortimaritoe moglie? - Se non abbiamo figliuolivuoldire che non c'è la volontà di Dio -. Ilgiovinastro allora si grattava il capoguardando la zia cogli occhi di gatto.Un giornoper toccarle il cuorearrivò a dirle: -Così bella e giovane come sieteè un vero peccato che non ci sia la volontàdi Dio! - O a te che te ne importa? -Carmine ci pensò su un momentoe poi risposefregandosi le mani:- Vorrei essere nella camicia dello zio Nannie vi farei vedere se me neimporta! - Zittoscomunicato! O lo dico atuo zioi discorsi che vieni a farmisai! -Me lo date dunque cotesto fiasco di vino? -Sìper levarmiti dai piedi. Non dir nulla a compare Nanni però -.Carminefinalmentetrovato ora il tasto che bisognava toccarequandoaveva bisogno di qualcosatornava a dire alla zia:- Siete bella come il sole. Siete grassa come una quaglia. Il Signore nonfa le cose benea dare il biscotto a chi non ha più denti -.La zia Raffaela si faceva rossa dalla bilelo sgridava come unragazzaccio che erae perché gli si levasse dinanzi gli metteva in manoqualche cosuccia. Una volta gli lasciò andare anche un ceffone.- Fatefate- disse Carmine- ché dalle vostre mani ogni cosa mi èdolce. - Non venirci più qui! Non mi farpeccare a causa tua! Ogni voltapoimi tocca dirlo al confessore.- Che male c'è? Son vostro nipotesangue vostro.- Nononon voglio. La gente parlerebbevedendoti sempre qui. Poinonon voglio! - Io ci vengo soltanto pervedervi. Non vi domando più nullaecco. Mi avete affatturato; è colpa mia? -Un giornodurante la raccoltamentre Carmine aiutava a scaricare l'orzonel granaio - Raffaelache faceva lumetutta rossa e in camiciuola anche lei -lo scellerato l'afferrò a un tratto pei capellicome una vera bestia che erae non volle lasciarla piùper quanto essa gli martellasse gli stinchi coglizoccoli e gli piantasse le unghie in faccia. -Per la santa giornata ch'è oggi!... - sbuffava Carmine col fiato grosso. -Stavolta non vi lasciono! - Raffaelatutta scompostatorvacol seno ansante che le rompeva la camiciuolaandavabrancicando per trovare la lucerna caduta a terrae balbettavacolle labbraancora umide: - M'hai fatto spanderedell'olio! Accadrà qualche disgrazia! - NanniVolpenel rompere il maggesealle prime acqueaveva acchiappata unaperniciosa. - La terra che se lo mangiava finalmente - e il medico e lo spezialepure. Raffaelapoverettasi sarebbe meritata una statuain quellacircostanza. Tutto il giorno in faccende col nipotea far cuocere decotti epreparar le medicine pel malato. Lui rimminchionito in fondo a un lettopensando sempre ai denari che volavano viae ai suoi interessi ch'erano in manodi questo e di quello - gli uomini che mangiavano e bevevano alle sue spalle ese ne stavano intanto nell'aia senza far nullaora che mancava l'occhio delpadrone - il curatolo che gli rubava certo una pezza di formaggio ogni duegiorni - la porta del magazzino che ci voleva la serratura nuovatanto che ilcamparo doveva averci pratica colla vecchia. - La notte non sognava altro cheladri e ruberiee si svegliava di soprassaltocol sudore della morte addosso.Una volta gli parve anche di udir rumore nella stanza accantoe saltò dalletto in camiciacollo schioppo in mano. C'erano davvero due piedi che uscivanofuoridi sotto il tavolonee Raffaela in sottanino che s'affannava a buttarviroba addosso: - Al ladroal ladro! - simise a gridare Nanni Volpefrugando sotto la tavola colla canna dello schioppo.- Non mi uccideteché sono sangue vostro! - balbettò Carminerizzandosi in piedipallido come la camiciae Raffaelafacendosi il segnodella crocebrontolava: - L'avevo bendettoche l'olio per terra porta disgrazia! - Posciaspinto fuori dell'uscio Carmine più morto che vivoe ancora mezzo svestitoRaffaela si mise attorno al suo maritocoi beveronicol vino medicatoperfarlo rimettere dallo spaventoscaldandogli i piedi col fiasco d'acqua caldarincalzandogli nella schiena la coperta; - Lei non sapevain coscienzacome sifosse ficcato lì quel ragazzaccio. Gli aveva dettoè veroin prima seradiaiutarla a cavar fuori il bucato; ma credeva che a quell'ora se ne fosse giàandato da un pezzo. Nannirammollito dalletto e dalla malattialasciava dire e lasciava fare. Peròtesta fina divillanocol naso sotto il lenzuolopensava ai casi suoi e al modo di levare ipiedi da quel pantanosenza lasciarci le scarpe. -Senti- disse alla moglie appena giorno. - Ho pensato di far testamento.- Che malaugurio vi viene in mente adesso? -Nonofigliuola mia. Ho i piedi nella fossa. Mi son logorata la pelle per farla robae voglio aggiustare i conti prima di lasciar la fattoria.- Almeno si può sapere che intenzioni avete?- Quanto a questo sta' tranquilla. Sai come dice il proverbio? «L'animaa chi va e la roba a chi tocca». - Dio viterrà conto del bene che mi avete fatto e che mi fate! - rispose Raffaelaintenerita. - Mi avete presa nuda e cruda come un'orfanellae anch'io vi horispettato sempre come un padre. - Sìsìlo so- accennò il maritoe la nappina del berretto che accennava di sìanch'essa. Volle pure confessarsi e comunicarsiper essere in pace con Dio ecogli uominiquando il Signore lo chiamava. Mandò a cercare persino suonipotee gli disse: - Bestiaperché seiscappato? Avevi paura di meche sono il sangue tuo? -Carminecome un baccellonenon sapeva che risponderedondolandosi orsu una gamba e ora sull'altracol berretto in mano.- Rimetti il tuo berretto- conchiuse lo zio Nanni. - Qui sei in casatuae puoi venirci quando vuoi. Anzi sarà meglioper guardarti i tuoiinteressi -. E come l'altro spalancava gliocchi di bue: - Sìsìva' a chiederlo alnotaro il testamento che ho fattoingrataccio! «L'anima a Dio e la roba a chitocca» -. Allora Raffaela saltò su comeuna furia: - L'anima la darete al diavolo!Come un ladro che siete! Sìun ladro! Perché vi ho sposato dunque?- Questo è un altro affare - rispose Nanni spogliandosi per tornare aletto - un altro affare che non può aggiustarsial casocome un testamento.- Ohè! - gridò Carmine affrontando la ziache voleva slanciarsi colleunghie fuori. - Ohè! non toccate mio zio! O vi tiro il collo come una gallina-. Raffaela uscì di casa inferocitagiurando che andava a citare suo marito dinanzi al giudice per avere il fattosuoe voleva farlo morir solo e arrabbiato come un cane.- Non importa! - disse Carmineil nipote. - Se mi voleteci resto io acurarvi che sono sangue vostro. - Bravo! -rispose Nanni. - E ti guarderai i tuoi interessi pure -.Però Raffaela in casa della mamma fu accolta come un cane che viene amangiare nella scodella altrui. - Non hai latua casa adesso? Non sei già maritata? Che vuoi qui? -Essa voleva almeno gli alimenti dal marito. Ma Nanni Volpe sapeva ilcodice meglio di un avvocato. - L'ho forsecacciata via di casa? - rispose al giudice. - La porta è apertase vuoltornarelei -. Carmine badava a dirgli chefaceva uno sbaglio grosso a mettersi di nuovo la moglie in casa con quell'odioche doveva covar leiche un giorno o l'altro l'avrebbe avvelenato per levarselodinanzi. - Nono- rispose lo zio col suorisolino d'uomo dabbene. - Il testamento è in favor tuoe se mi avvelena nonci guadagna nulla. Anzi! - Si grattò il capo a pensare se dovesse dirlaeinfine se la tenne per séridendo cheto cheto. InfineRaffaela tornò a casa sottomessa come una pecora. L'accompagnò la mammaSènzia e gli altri parenti. - Nulla nulla. Son cose che succedono fra marito emoglie; ma ora la pace è fattae vedrete come vostra moglie si ripiglia ilcuore che gli avete datocompare Nanni. -Io non gliel'ho tolto- rispose Nanni Volpe. - E non voglio toglierle nullaselo merita -. Raffaela per meritarselo sifece buona ed amorevole che non pareva verosempre intorno al maritoacurarloa prevenire ogni suo desiderio e ogni malanno. Il vecchio le diceva:- Fai benefai bene. Perché se mi accade una disgrazia prima che ioabbia avuto il tempo di rifare il testamentoè peggio per te -.E si lasciava cullare e lisciaree mettere nel cotonee ci stava comeun papa. - Un giorno o l'altro- tornava adire- se il Signore mi dà tempovoglio rifare il testamento. Ho lavoratotutta la vita; ho fatto suola di scarpe della mia pelle; ma ora ho ilbenservito. Tutto sta ad avere il giudizio per procurarsi il benservito -.Il solo fastidio che gli fosse rimastoin quella beatitudineerano leliti continue fra Carmine e la zia. Strilli e botte da orbi tutto il giornoenon poteva neppure alzarsi per chetarli. Allevolte Raffaela compariva tutta arruffatasputando fielecol sangue che lecolava giù dal nasomostrando gli sgraffi e le lividure:- Guardate cosa m'ha fattoquell'assassino!- EhiehiCarminecosa le hai fatto a tua ziabirbante?- Perché non lo cacciate via a pedate quel fannullone?- Ehehbisogna averci un uomo in casaora che sono inchiodato alletto. - Vedrete! vedrete! Un giorno ol'altro vi fa fare la morte del topoper non lasciarvi il tempo di rifare iltestamento. Vi dà il tossicocom'è vero Dio! -O tu che ci stai a fare allorase non mi guardi la pelle e i tuoi interessi? -Sempre quell'affare del testamentoche Carmine n'era contentocosìcome gli aveva detto lo zioe la moglie no; e Nanni Volpe fra i due non trovavamodo di rifarlodiceva ogni volta che si sentiva peggio; sicché Raffaelaalveder che se ne andava di giorno in giornoormai tutto una cosa gialla colberretto di cotonesi mangiava il fegato dalla bilee si sentiva male ancheleitanto che infine glielo disse chiaro e tondo in faccia a Carmine stessoilquale stava imboccando lo zio col cucchiaio in una mano e reggendogli il capocoll'altra. - Fate bene a tenervi così caroil sangue vostroperché non sapete il bel servizio che v'ha reso vostronipote! - Carmine voleva romperle sul musola scodella e il candeliere; ma il vecchioagitando due o tre volte adagioadagio il fiocco del berrettodisse: - Sìsìlo so -. Così se ne andò all'altromondopian pianino e servito come un principe. Quando Carmine volle cacciar viaa pedate Raffaela dalla casache oramai doveva esser di lui solofece aprireil testamentoe si vide allora quant'era stato furbo Nanni Volpeche avevacanzonato luila moglie e anche Cristo in paradiso. La roba andava tuttaall'ospedalee zia e nipote s'accapigliarono per benestavoltadinanzi alnotaro.